Parlando di sport è indiscusso che l’allenatore ha una forma di influenza sui suoi atleti, guidandoli verso il raggiungimento di obiettivi. Chi ha fatto un’attività agonistica, o semplicemente ne è spettatore, avrà anche notato che gli stili comportamentali di un tecnico possono essere diversi. Ad esempio, ci sono coach più “democratici”, che coinvolgono gli altri nelle decisioni, e altri più “autoritari”, che impongono le proprie idee. Ma da cosa dipende il modo di agire di un coach?
Modello multidimensionale della leadership
Chelladurai (1990), ha individuato tre tipi di caratteristiche che incidono sui comportamenti del coach:
- dell’allenatore stesso;
- dell’atleta;
- della situazione.
A sua volta, le precedenti determinano il comportamento:
- richiesto dal contesto;
- preferito dagli atleti stessi.
L’incrocio di tutti i fattori precedenti determinano il comportamento che terrà l’allenatore.
Un tecnico, dunque, nel decidere cosa e come farlo, deve intanto considerare l’ambiente in cui opera (es. il tipo di società, le richieste che gli vengono fatte da dirigenza e genitori, etc.), che tipo di giocatori ha a disposizione (es. come comunicano, che carattere hanno, quali sono le loro aspettative, etc.) e le proprie capacità, idee ed esperienze. Poi, tenendo conto che ci saranno delle modalità adatte ad ottenere il massimo dalla situazione (es. condividere le decisioni per fare sentire partecipi collaboratori e atleti, dare continui feedback positivi a chi appare insicuro, etc.) e che ogni atleta ha delle esigenze e vorrebbe essere guidato in un certo modo, decide come comportarsi.
Credo ti sia facile capire perché ritengo il ruolo dell’allenatore come il più difficile da svolgere: è una figura “tra l’incudine e il martello”, ha tanti fattori da dover valutare per ottenere il massimo. Proprio per questa ragione è possibile vedere un coach che si adatta bene ad una realtà e meno in altre: pensa alle squadre che vanno male con un allenatore e che dopo il cambio di guida iniziano a giocare meglio. Per Chelladurai le azioni di un tecnico hanno effetto sulla prestazione e la soddisfazione degli atleti e quindi, qualora le cose non andassero bene, bisognerebbe cercare di modificare il proprio approccio per essere più efficaci.
Ricerca ed intervento
Non esiste, dunque, uno stile comportamentale giusto per tutte le situazioni e questo rende tutto più difficile per chi vuole capire come muoversi. Anche per questo sono state svolte diverse indagini allo scopo di dare consigli generali, quantomeno utili a farsi un’idea su come poter impostare un lavoro a seconda del contesto. Ad esempio, è stato evidenziato come gli atleti (in particolare di basso-medio livello) preferiscano un coach che si imponga, ma che sappia gratificare di fronte a buone prestazioni (Delfini, 2016).
Spesso ho tenuto brevi corsi o percorsi di training per gli allenatori che vogliono migliorare il proprio approccio con gli atleti. Le indicazioni date nei seminari sono rivolte a mettere in atto atteggiamenti generalmente utili e positivi. Solo una conoscenza adeguata del contesto e un intervento sul campo, però, permettono di individuare strategie più idonee al raggiungimento dell’obiettivo.
Bibliografia
Chelladurai, P. (1990), Leadership in sport: a review, International Journal of sport Psychology (21-4), pp. 328-354.
Delfini, P. (2016), Psicologia applicata allo sport, Franco Angeli: Milano.
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