Ti è mai capitato di spostare l’attenzione da un avversario al campo di gioco? Oppure di focalizzarti solo su te stesso e sui tuoi movimenti? In tutti questi casi hai indirizzato i tuoi pensieri su situazioni, persone, contesti diversi a seconda della richiesta dell’ambiente o delle tue volontà. Ma quanti tipi di attenzione esistono, in particolare nel contesto sportivo?
L’attenzione ci permette di passare dalla percezione di qualcosa alla selezione, alla decisioni, al comportamento finalizzato ed alla prestazione (Baldassi, 2011).
Ad esempio, se mentre percorriamo una strada a piedi qualcuno ci chiama, potremmo decidere di fermarci per capire chi ha parlato e magari decidere di scambiarci due chiacchere. In questo modo spostiamo sulla persona la nostra attenzione, prima altrove.
Questa attivazione dei sensi può essere superficiale o intensa, breve o prolungata nel tempo (con o senza momenti di intensità), e può rivolgersi anche verso più elementi contemporaneamente (es. si guarda una folla, anziché singole persone alla volta).
Tipi di attenzione
Saperla indirizzare, focalizzarsi su stimoli corretti per un tempo adeguato, è requisito fondamentale per un atleta o un allenatore che desidera utilizzare al meglio le proprie risorse. Nideffer (1993) ha proposto un modello che ancora oggi è estremamente valido per capire come le persone possono indirizzare i propri sensi. Tutto si base su due fattori fondamentali:
- l’ampiezza: ci si riferisce alla capacità di rivolgersi su un singolo stimolo (ampiezza ristretta), come il movimento della mano, o a più elementi (ampiezza ampia), ad esempio il movimento di più giocatori avversari;
- la direzione: cambia a seconda che ci si focalizzi su noi stessi (direzione interna), come sui nostri pensieri o movimenti, o su altri (altro) al di fuori di noi (direzione esterna), ad esempio il campo o gli avversari.
L’incrocio tra le diverse direzioni e ampiezze crea quattro tipi diversi di attenzione.
- Esterna-ampia: l’atleta deve saper cogliere ciò che accade intorno a lui per poi agire di conseguenza. L’esempio tipico è quello del giocatore che guarda il movimento dei suoi compagni per capire cosa fare per essere utile alla sua squadra. E’ anche lo stile che contraddistingue la maggior parte delle azioni degli allenatori.
- Esterna-ristretta: l’attenzione è posta su un solo elemento del contesto in cui ci troviamo, come il movimento della palla o di un singolo giocatore. Le altre informazioni provenienti dall’ambiente vengono ignorate.
- Interna-ampia: la persona integra varie informazioni provenienti dal proprio corpo (pensieri, sensazioni fisiche, stati emotivi) per agire di conseguenza.
- Interna-ristretta: ci si concentra su un solo gesto o aspetto che caratterizza la propria azione (es. singolo movimento). E’ molto usato in allenamenti tecnici specifici.
L’attenzione si può allenare?
Non è raro che durante una gara sia necessario passare da una focalizzazione sul campo e/o gli avversari ad una su se stessi: più si sarà in grado di farlo con rapidità ed efficacia e maggiore sarà la possibilità che la performance sia positiva.
L’attenzione può essere migliorata attraverso dei training specifici, personalizzati a seconda del contesto in cui servono e della persona che ne fa richiesta. Di solito è un compito dello psicologo attraverso esercizi sia in studio che sul campo.
Bibliografia
Baldassi, S (2011). Meccanismi percettivi ed attenzionali alla base della prestazione agonistica. In F. Lucidi (ed.), Sportivamente, pp. 427-470. Led Edizioni: Milano.
Nideffer, R. M. (1993), Attention Control Training. In R.N. Singer, M Murphey, & L. Handbook of research in sport psychology, New York: Mcmillan.
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