Ognuno di noi si sente in grado di fare alcune cose e non altre, basti pensare a coloro che non hanno problemi a guidare un’auto, ma hanno paura di nuotare in acque profonde: nel primo caso, avendo acquisito sicurezza nel condurre il mezzo, non abbiamo i problemi che, invece, possono presentarsi quando non tocchiamo con i piedi il fondale del mare o di una piscina.
L’autoefficacia percepita rappresenta la convinzione di essere capaci di organizzarsi e mettere in atto comportamenti utili a superare gli ostacoli, al fine di raggiungere le conseguenze desiderate (Bandura, 1997). Essa varia da situazione in situazione, tanto che ne abbiamo una come nuotatori e una come conducenti di un’auto. Come sottolinea Steca (2011), il senso di autoefficacia influenza molte delle nostre azioni: più è alta, più probabilmente saremo propensi a svolgere un determinato compito, ci porremo obiettivi più ambiziosi, ci impegneremo di fronte agli ostacoli, adotteremo strategie di problem solving efficaci.
Come si costruisce?
L’autoefficacia percepita è influenzata da quattro fattori (Bandura, 1997):
- Eseguire prestazioni identiche o simili: aver compiuto un gesto nel passato ci fa credere di poterlo ripetere.
- Esperienze vicarie: se una persona con esperienze e caratteristiche simili alle nostre può fare una determinata azione, è possibile credere di poterla compierla anche noi.
- Persuasioni verbali: spesso abbiamo qualcuno che ci stimola di fronte alle difficoltà, facendoci vedere le qualità che abbiamo per superare un ostacolo.
- Attività emotiva: un’azione, soprattutto se nuova o vista come difficile, dovrà essere svolta nel giusto stato fisiologico, senza ansia o nervosismo.
Dato che più i fattori appena descritti saranno presenti e più sarà facile sentirsi in grado di compiere un determinato compito, è importante agire su tali aspetti per permettere alle persone di acquisire maggiore sicurezza in se stesse e nelle proprie azioni. Ad esempio si possono insegnare tecniche per controllare lo stress, supportare verbalmente gli atleti, ragionare con loro su quanto fatto in passato e quanto serve per poter svolgere determinate attività/compiti.
Bibliografia
Bandura, A. (1997), Autoefficacia: teoria e applicazioni. Tr. it. Edizioni Erickson, Trento, 2000.
Steca, P. (2011), Le convinzioni di efficacia personale e collettiva nello sport. In Lucidi, F (Ed.) Sportivamente. Edizioni LED, Milano.
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