Le abilità psicologiche nello sport

le abilità psicologiche nello sport

É ormai riconosciuto come l’aspetto mentale sia fondamentale per un atleta. Nel tempo si è cercato di delineare quali siano le capacità psicologiche che uno sportivo deve possedere per rendere al meglio nella propria attività agonistica. Tra le varie teorie in merito ritengo che quella proposta da Cei (2011) sia la più completa. L’autore distingue tra abilità di base e avanzate: nel primo caso ci si riferisce a quelle competenze necessarie in tutti gli sport, nell’altro a capacità la cui importanza può variare a seconda della disciplina svolta.

Abilità di base

  • Riuscire a rilassarsi. Imparare a gestire i propri livelli psicofisiologici aiuta a rendere al meglio in competizione e a recuperare più facilmente le energie.
  • Controllare le immagini mentali. Saper rivedere le azioni da dover svolgere favorisce il loro ripasso e la concentrazione, così come figurarsi altri tipi di elementi può indurre stati di rilassamento o eccitazione (cosa e come dipende dalla persona).
  • Gestire i pensieri. Prima di una competizione, l’atleta dovrebbe essere in grado di liberare la mente da negatività, focalizzandosi su quello che è necessario fare per rendere al meglio.
  • Apprendere dall’esperienza. Capire cosa è andato bene e imparare dai propri errori è spesso il primo passo per delineare una strategia vincente per il futuro. L’analisi post gara, a volte lasciata ai soli allenatori, dovrebbe essere svolta anche e soprattutto dagli atleti, in quanto protagonisti principali delle performance future.

Abilità avanzate

  • Definire gli obiettivi. Aiuta a capire quali sono le azioni necessarie a migliorare la propria prestazione.
  • Sapersi concentrare. Ognuno può avere una modo particolare con cui focalizzarsi su un’azione, dettato dalle proprie caratteristiche e da quelle della propria disciplina (difficilmente un calciatore userà le stesse tecniche di un tiratore a segno).
  • Avere uno stile esplicativo ottimista (Seligman, 1990). Vari studi hanno dimostrato che l’idea che abbiamo sulle nostre future performance finiranno per condizionarle, ma anche che il nostro modo di pensare influenza l’interpretazione dei risultati. L’atleta ottimista è colui che raggiunge più facilmente gli obiettivi, che considera l’eventuale insuccesso come causa di errori rimediabili (es. scelta strategica sbagliata) e i successi come dovuti alle proprie abilità.
  • Gestire lo stress. Si intende saper mettere in atto tutte quelle azioni che aiutano a controllare i fattori stressanti.
  • Gestire la gara. Pianificare ciò che andrà fatto prima e durante la competizione permette di lasciare poco al caso ed essere pronti a buona parte delle situazioni, senza togliere energie psicofisiche all’attività agonistica.
  • Gestire la vita extrasportiva. L’appoggio di chi sta accanto può influire positivamente sul modo di affrontare la competizione.
  • Creare un rapporto con l’allenatore. Avere una relazione soddisfacente con chi ci guida, nonché fidarsi e stimarsi reciprocamente, può rappresentare un aspetto fondamentale per avere benefici nell’attività agonistica e sostegno nei momenti negativi.

Un’altra proposta

Alcune delle precedenti capacità per Robazza et. al (1994) vengono considerate come abilità di base, ad esempio concentrazione, gestione dello stress e definizione degli obiettivi. Tale categorizzazione non toglie peso ai singoli aspetti, perché al di là di tutto ognuno di essi va curato, individuando e concordando con la persona un allenamento che porti al miglioramento.

Bibliografia

Cei, A. (2011). L’allenamento mentale degli atleti. In F. Lucidi (Ed.) (2011), Sportivamente. Edizioni LED: Milano.

Robazza, C.; Bortoli, L.; Gramaccioni, G. (1994). La preparazione mentale nello sport. Edizioni Luigi Pozzi: Roma.

Seligman, M.P.E. (1990). Learned Optimism. Simon & Shuster Inc: New York. Trad it. (1996), Imparare l’ottimismo. Giunti: Firenze.

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