Ti è mai capitato di credere di non riuscire ad andare bene in una interrogazione, ed effettivamente, pur avendo studiato, rimediare un brutto voto? In pratica è avvenuto esattamente ciò che pensavi accadesse. Ma se ti dicessi che probabilmente sei tu che hai fatto si che si verificasse questo spiacevole evento?
Merton (1948) definisce la profezia che si autoavvera come una iniziale falsa definizione della situazione che evoca una serie di nostri comportamenti che trasformano la credenza in realtà. In altre parole, se pensi di poter far bene un compito, fai una previsione che ti indurrà a impegnarti e a persistere di più verso l’obiettivo. Al contrario, se pensi di fallire, inizierai a concentrarti su ciò che ti ostacolerà o semplicemente proverai ciò che è la tua previsione iniziale, quasi a volerla confermare. Ad esempio, incontrando una persona che credi provi antipatia nei tuoi confronti (anche se non è vero), potresti avere un comportamento scontroso, finendo davvero per non fare una bella figura e dare un’immagine negativa.
Profezie e sport
Per Perry (2015), il modo in cui “prevediamo il futuro” può dipendere anche:
- dalle precedenti prestazioni;
- dal nostro stato fisiologico;
- da quanto fatto da altri a noi simili;
- da quanto siamo stati motivati.
Se crediamo che un risultato non sia nelle nostre corde, il nostro impegno, consapevolmente o meno, tenderà a diminuire. Se invece crediamo di poter svolgere un compito, allora ci impegneremo di più, magari raggiungendo il nostro obiettivo.
In conclusione, appare evidente come vedere le situazioni sotto la giusta ottica, essere e sentirsi motivati ed avere fiducia nelle proprie possibilità possa avere effetti positivi sulla nostra performance, aiutandoci a raggiungere i nostri obiettivi.
Bibliografia
Merton, R.K. (1948). The self-fulfilling prophecy. Antioch Review, vol. 8, pp.193-210.
Perry, J. (2015). Sport psychology: a complete introduction. Hodder & Stoughton, Great Britain.
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