Ogni tanto mi è capitato di sentirmi dire da atleti, anche di alto livello: “In questo periodo sono depresso!”. Non fatico a credere che ci siano momenti in cui ci si possa sentire abbattuti, e non solo per aver mancato un obiettivo, ma anche per altre valide ragioni. È anche vero, però, che a volte esageriamo nell’uso dei termini, tanto da scambiare sensazioni di tristezza per qualcosa di più grave.
Intanto è necessario fare chiarezza sul concetto di depressione. Questa è un’alterazione costante dell’umore che si manifesta con oscillazioni durante la giornata e/o nel corso della stagione (l’esposizione alla luce solare tende a contrastarla), ed è legata alla difficoltà a gestire gli impegni. La persona depressa, di solito, si sente vuota, manca di interesse verso le normali attività, non ha autostima, ha sensi di colpa inappropriati, si sente triste, prova senso di solitudine e avvilimento (Dragoni, 2014). Al verificarsi di molte di queste caratteristiche si può iniziare a valutare se davvero c’è uno stato depressivo.
L’atleta depresso
Generalmente lo sport ha la capacità di portare dei benefici, ma proprio la mancanza dell’attività fisica può scatenare sensazioni negative. Afremow (2017) sostiene che alcuni atleti, se hanno difficoltà a tornare alla loro routine giornaliera dopo una gara importante o una stagione, possono soffrire di depressione post-prestazione. Questo si può vedere molto bene in chi pratica sport particolarmente intensi (triathlon, ultramaratone), dato che quando si vuole fare una pausa dopo un periodo caratterizzato da allenamenti duri e costanti, ci si ritrova davanti molto tempo libero. Afremow stesso prova a dare alcune spiegazioni del fenomeno.
- Il mancato ricambio degli obiettivi, per cui, dopo averne raggiunto uno, sorge la domanda: “E ora?”.
- Fisiologicamente, non viene prodotta più la quantità di endorfina che viene rilasciata ogni volta che ci alleniamo e che tende ad avere effetti benefici sul nostro umore.
- Ci può essere una situazione latente che il fare sport ha coperto.
Credo sia importante, nel caso in cui si passi qualche giorno sotto tono, di non pensare subito al peggio. Magari affidarsi ad un professionista può aiutare a capire la situazione, per poter poi agire di conseguenza e migliorare il prima possibile.
Bibliografia
Dragoni, G. (2014). Vincere con la mente. Erika Editrice: Cesena.
Afremow J. (2017). Il ritorno del campione. FS Edizioni: Milano.
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