Ti è mai capitato di vedere atleti che sono convinti delle proprie possibilità quando si trovano in determinate situazioni (es. un pilota di F1 a cui è richiesto di fare un giro veloce con pista libera) e invece titubanti in altre (es. dover sorpassare 2 macchine con una pista piena di curve)? Nel primo caso contano molto le proprie abilità nella guida, nel secondo anche saper intuire quando attaccare l’avversario, sentirsi pronti e più veloci per superarlo, gestire eventuali difficoltà. Una situazione del genere può capitare se crediamo nelle nostre qualità in alcune circostanze e meno in altre.
In un precedente articolo ho definito il concetto di fiducia e da cosa potrebbe essere influenzata. Ora voglio spiegarti in quanti tipi si differenzia e che effetto ha su di noi.
Le varie fiducie
Secondo Vealey (2001) possiamo credere in noi per quanto riguarda…
- Il decision making: avere la percezione di saper prendere le decisioni giuste al momento giusto
- Le abilità fisiche: pensare di avere le qualità adeguate al compito che dobbiamo svolgere.
- La Resilienza: saper risolvere situazioni di difficoltà.
Altri autori, tra cui Hays (2007), evidenziano altri tipi di fiducia:
- Nella realizzazione di un gesto, un’abilità o una performance.
- Nei fattori fisici.
- Nei fattori psicologici.
- Nella superiorità sull’avversario.
- Nella consapevolezza tattica.
Riprendendo l’esempio esposto all’inizio dell’articolo, il pilota di F1 probabilmente crederà di avere le abilità e i fattori fisici e psicologici adatti per fare un giro veloce in qualifica, ma di fronte agli avversari magari può non sentirsi così sicuro di saper prendere le giuste decisioni, di applicare la giusta tattica per sorpassarli tenendo conto, ad esempio, della pista.
Hays sottolinea come non tutti i tipi di fiducia sono sempre necessari: un giocatore di scacchi non avrà bisogno di essere sicuro delle proprie prestazioni fisiche, come un centometrista non dovrà per forza avere grandi capacità tattiche.
Altri studi
Per Vaeley (2001), credere nelle proprie capacità può avere effetti sui nostri pensieri, comportamenti ed emozioni. Se credo di poter risolvere una situazione di svantaggi, sarò probabilmente portato a concentrarmi fino al raggiungimento del mio scopo; ma se non so come gestire una situazione difficile, allora potrei perdere la concentrazione, mollare o innervosirmi, col risultato di non riuscire a fare una performance ottimale. Si è notato anche (Hays, el. al. 2007) come alcune differenze si possano trovare a seconda del genere sessuale: le ragazze tendono a migliorare la convinzione nelle proprie abilità dopo una buona prestazione, i ragazzi dopo una vittoria.
Da quanto esposto si può intuire che il concetto di fiducia sia, dunque, molto complesso e che per agire su di esso sia necessario tenere in considerazione svariati aspetti. Vien da sé che un intervento finalizzato a migliorare l’approccio all’attività agonistica debba essere ben studiato in considerazione di tutti gli elementi utili ed essenziali.
Bibliografia
Hays, K.; Maynard, I.; thomas, O.; Bawden, M. (2007). Sources and types of confidence identified by world class sport performers. Journal of Applied Sport Psychology, vol. 19, pp. 434-56.
Vealey, R. S. (2001). Understanding and enhacingself-confidence in athletes. In Singer, R.; Hauseblaus, H.; Janelle C. (Eds.). Handobook of sport psychology. McMillan: New York.
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