A tutti è capitato di immaginare qualcosa nella propria vita: ad esempio come potrebbe andare un incontro, come svolgere un’azione, come sarebbe bello ritrovarsi in un luogo in cui ci si sente tranquilli. In quei momenti ognuno di noi stava utilizzando, più o meno propriamente, la tecnica della imagery, definita da Morris, Spittle & Watt (2005) come la nostra capacità di creare un’esperienza in base ad informazioni che abbiamo in memoria.
Si può intuire che si sta parlando di un’esperienza indiretta che deriva dal nostro pensiero, che ci permette di vivere percezioni non reali, ma non molto distanti da quelle che sperimenteremmo in una situazione vissuta. Se, ad esempio, immaginiamo di essere in un luogo che ci ispira serenità è perché in passato ha avuto su di noi tale effetto o perché crediamo possa averlo.
Di solito l’imagery è proposta in ambito sportivo per diversi scopi, tra cui:
- affinare una tecnica da utilizzare in allenamento o in gara;
- preparare una competizione;
- prevedere eventualità e provare a trovare delle soluzioni;
- concentrarsi prima di svolgere un compito;
- rilassarsi.
Feltz & Landers prima (1983) e Hinshaw poi (1991) hanno sottolineato come la visualizzazione di un gesto influisca positivamente sulla prestazione dell’atleta, pur non sostituendola. Esempio ne è l’utilizzo in allenamento.
La Five Steps Strategy
Ideata da Singer (1986), prevede cinque passaggi utili all’atleta per acquisire efficacemente una nuova abilità.
- Preparazione, attraverso le tecniche più idonee, per mettersi nella condizione di dare il meglio.
- Visualizzazione mentale del gesto da realizzare, nel modo più accurato possibile.
- Focalizzazione, concentrandosi sul qui ed ora.
- Esecuzione del gesto.
- Valutazione.
Il vantaggio di questa “strategia” è quello di attivare i neuroni del cervello che dovranno essere stimolati nel movimento (Carpenter, 1984): in questo modo inizieremo a memorizzare l’azione, con l’effetto di impararla ed eseguirla meglio.
Se un tennista vuole acquisire bene la tecnica del servizio, innanzitutto, una volta sentita la spiegazione del maestro, cercherà di sentirsi pronto a provare quanto richiesto; poi immaginerà l’azione, si concentrerà nella modalità per lui idonea ed eseguirà il servizio. Al termine si valuterà, magari con l’allenatore, se quanto fatto è stato giusto: nel caso in cui ci siano degli errori si potrà rispiegare quello che si vuole all’atleta e ricominciare la trafila, dalla preparazione fino alla valutazione; altrimenti si potrà rieseguire il gesto con lo stesso procedimento, senza ulteriori interventi da parte del coach.
Utilizzi per il Mental Training
Personalmente io uso tantissimo l’imagery con i miei atleti, in particolare quando voglio far raggiungere loro il giusto stato psicofiologico per la gara oppure aiutarli a concentrarsi o ad affinare una tecnica. Col tempo ho potuto constatare che la sua semplicità e adattabilità mi permette di raggiungere più facilmente gli obiettivi nella maggioranza dei casi.
Bibliografia
Carpenter, W.B. (1894). Principles of mental physiology. Appleton: New York.
Feltz, D.L.; Lander, D.M. (1983). The effects of mental practice on motor skill learning and performance: a meta analysis. Journal of Sport Psychology, 5, pp. 25-57.
Hinshaw, K.E. (1991). The effects of mental pratice on motor skills performance: critical evaluation and meta-analysis. Immagination, cognition ad personality, 11, pp. 3-35
Morris, T.; Spittle, M.; Watt, A.P. (2005). Imagery in sport. Champaign, Human Kinetics: Illinois.
Singer, R.N. (1986). Sport performance: a five step mental approch. Journal of Physical Education, Recreation and Dance, 57, pp. 82-84.
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